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Pubblicato:
24 Ottobre 2025
Aggiornato:
24 Ottobre 2025
Sette ONG denunciano la “deriva” Ue contro il Green Deal
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Sette ONG denunciano la “deriva” Ue contro il Green Deal
Sette ONG denunciano la “deriva” Ue contro il Green Deal
Bruxelles – La richiesta congiunta dei governi italiano e tedesco alla Commissione europea, affinché sia rivista la normativa sulla riduzione delle emissioni per auto e van, rappresenta un atto inedito, per forza e gravità, mirato a smantellare il Green Deal. L’intento esplicito è di indebolire uno dei principali pilastri della politica industriale e climatica dell’Unione. Comincia così la lettera-appello firmata da Campagna Sbilanciamoci!, CGIL Piemonte, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente, Transport&Environment Italia e WWF Italia, indirizzata ai leader Ue e ai capi di stato e di governo riuniti oggi (23 ottobre) a Bruxelles.
La lettera sottolinea che non è indebolendo le regole, rallentando la transizione o rinunciando alla sfida dell’innovazione che l’Europa diventerà più competitiva. Non sarà spostando una data – quella del 2035 – o rivedendo i regolamenti per renderli meno ambiziosi che si risolverà alcun problema: né climatico, né occupazionale, né industriale. È esattamente il contrario: ogni passo indietro ci farà perdere tempo e terreno rispetto alle economie che stanno già costruendo il futuro puntando sulle tecnologie pulite.
Approfondimento
La cosiddetta “neutralità tecnologica”, tanto sbandierata dal governo Meloni e ora anche dall’esecutivo tedesco, è una formula sempre più vuota. Dietro questo principio si nasconde il tentativo di mantenere artificialmente in vita tecnologie obsolete – motori endotermici, idrocarburi, biofuel – e rendite di posizione che i mercati globali e i processi di innovazione stanno già superando. Dietro quella formula ci sono una politica e un’industria che battono in ritirata, incapaci di fare scelte utili per il clima, per i lavoratori, per i cittadini europei.
Possibili Conseguenze
La crisi occupazionale dell’automotive in Italia – sempre più drammatica e sempre più ignorata – è cominciata ben prima dell’ascesa della mobilità elettrica: è il risultato di decenni di politiche miopi e di mancanza di strategie industriali. Ma la stessa industria dell’auto che oggi invoca aiuti e deroghe, quella stessa industria che minaccia licenziamenti di massa se non sarà ascoltata, dovrebbe spiegare, dopo anni di profitti record, perché non ha investito con maggiore impegno i suoi utili nella riconversione, alla luce di un percorso di trasformazione deciso da tempo e chiaro a tutti.
Opinione
Mantenere gli attuali obiettivi della normativa sulla riduzione delle emissioni per auto e van, portando a compimento il percorso di elettrificazione del trasporto su strada nel quadro di una giusta transizione ambientale e sociale, è la condizione sia per tutelare il lavoro che già esiste, sia per creare nuova occupazione stabile, fondata sui diritti. L’unica strategia percorribile, dinanzi a noi, è quella di tenere dritta la barra, non di rallentare.
Analisi Critica dei Fatti
Dobbiamo imparare a produrre veicoli migliori, più efficienti, più competitivi, tecnologicamente all’avanguardia, sfruttando appieno – anche sul piano della garanzia e della qualità dell’occupazione – le opportunità della transizione verso la mobilità a zero emissioni aperte dal Green Deal europeo. Tornare indietro – abbandonare il Green Deal – significherebbe cancellare anni di investimenti e minare la stabilità necessaria ad attrarne di nuovi, indebolire la posizione dell’Europa nel mondo, perdere base industriale e posti di lavoro, accelerare il cambiamento climatico.
Relazioni con altri fatti
Per questo, chiediamo alle istituzioni di Bruxelles e ai governi dei Paesi della UE di respingere questa deriva e di confermare con forza l’impegno per la transizione ecologica e industriale dell’Europa.
Contesto storico
La storia del Green Deal europeo è segnata da una serie di sfide e di opportunità. La transizione verso una economia a zero emissioni è un processo complesso che richiede la collaborazione di tutti i paesi membri dell’Unione europea.
Fonti
Fonte: EUNews
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