Solo una scuola su cinque effettuerà i test per i disturbi dell’apprendimento
Solo una scuola su cinque farà i test per rilevare disturbi dell’apprendimento negli alunni
Circa 450 scuole pubbliche e concertate, che rappresentano quasi il 20% del totale, hanno deciso di partecipare ai test per rilevare disturbi dell’apprendimento dei loro alunni. I test sono volontari – le scuole decidono se farli – anche se nel marzo è stato annunciato che sarebbero obbligatori, cosa che ha suscitato opinioni contrastanti tra i diversi settori. Si tratta di un tipo di screening che verrà svolto a gennaio per gli alunni di 1º e 3º anno di scuola primaria, con l’obiettivo di individuare problemi di linguaggio o di dislessia. “Abbiamo bisogno di rilevare le esigenze da un punto di vista educativo e vedere quali interventi si possono fare in aula per aiutarli e, infine, migliorare i risultati educativi”, riassume Susana Tarapiella, direttrice generale dell’Educazione Inclusiva.

Convenio con Sant Joan de Déu
Il Dipartimento dell’Educazione si concentra sui disturbi dell’apprendimento, ma le scuole pubbliche di Sant Cugat del Vallès hanno, dal 2023, un accordo con l’Ospedale Sant Joan de Déu per effettuare screening per disturbi dello sviluppo neurologico (autismo, TDAH…). Il progetto è finanziato dal Comune. Si tratta di un test volontario per gli alunni di 2º anno di scuola primaria e, in caso di sospetto, viene effettuato uno studio più approfondito, qualcosa che le scuole considerano “un lusso”, tenendo conto del costo e delle liste d’attesa di queste prove. “L’obiettivo è evitare che questi alunni abbandonino la scuola perché non è stato rilevato in anticipo che hanno un problema e non sono state adottate le misure per aiutarli”, sottolinea Ana Prieto, direttrice della scuola La Floresta.
Fonti
Fonte: El País
Speculazione etica automatica basata sull’Ovvietà del Buon Senso Comune
Cosa vedo con chiarezza
Quasi il 20% delle scuole pubbliche e concertate hanno aderito ai test per i disturbi dell’apprendimento. I test sono volontari, non obbligatori, e si concentrano su alunni di 1º e 3º anno. In alcune zone, come Sant Cugat del Vallès, esiste un accordo con un ospedale per screening di disturbi dello sviluppo neurologico.
Cosa non capisco (ma vorrei capire)
Perché alcune scuole scelgono di partecipare mentre altre no. Come influisce la volontarietà sulla copertura effettiva dei test. Quali interventi specifici verranno messi in atto dopo la rilevazione di un disturbo.
Cosa spero, in silenzio
Che più scuole decidano di partecipare e che i risultati dei test portino a interventi tempestivi, evitando che gli alunni abbandonino la scuola.
Cosa mi insegna questa notizia
La rilevazione precoce dei disturbi può aiutare a intervenire in modo mirato. La volontarietà può limitare l’efficacia del programma se molte scuole non partecipano. Le risorse finanziarie e le liste d’attesa possono rappresentare ostacoli.
Cosa rimane da fare (secondo il buon senso)
Promuovere la partecipazione di più scuole, garantire fondi adeguati per i test e gli interventi successivi, e fornire formazione ai docenti per gestire al meglio le esigenze degli alunni.
Cosa posso fare?
Essere informato sulle iniziative locali, sostenere le scuole che cercano fondi per i test, e, se possibile, contribuire a programmi di supporto per gli alunni con disturbi dell’apprendimento.
Domande Frequenti
- Quanti istituti pubblici hanno aderito alle prove? Circa 450, quasi il 20% del totale.
- Le prove sono obbligatorie? No, sono volontarie, anche se nel marzo è stato annunciato che sarebbero obbligatorie.
- Quali studenti vengono testati? Alunni di 1º e 3º anno di scuola primaria (e in Sant Cugat anche di 2º anno per disturbi dello sviluppo neurologico).
- Che succede se viene rilevato un disturbo? Viene effettuato uno studio più approfondito e si pianificano interventi in aula.
- <strongDove si svolgono le prove? Nelle scuole pubbliche e concertate, con accordi con ospedali in alcune aree.



Commento all'articolo