Big data e privacy: la sorveglianza digitale del 2025
Direttive digitali: nel 2025 c’è sempre qualcuno che ti osserva
Durante la visita all’ultima esposizione della Fondazione Telefónica a Madrid, un visitatore si è trovato a ridere quando ha visto la propria immagine sullo schermo, accompagnata da parametri di big data. L’immagine mostrava: “54 % di probabilità di essere straniero” e “32 % di probabilità di vivere in un quartiere periferico”. All’inizio la risata è stata naturale, come se fosse una battuta. Ma poi la faccia si è schiarita e sono emerse domande: “È così che il big data mi vede?” e, più importante, “Chi utilizza questi dati?” o “Un rapporto generato da questo gigante finirà nelle mani di un responsabile delle risorse umane che, domani, deciderà se assumerlo?”. Il visitatore ha respirato, pensando che fosse solo un’opera d’arte. Poi ha scoperto la stanza successiva, decorata con le password di migliaia di madrileni esposte durante un incidente di sicurezza avvenuto due anni fa. “La mia password è scritta su questa parete?” ha chiesto a se stesso.

Fonti
El País – Direttive digitali: nel 2025 c’è sempre qualcuno che ti osserva
Speculazione etica automatica basata sull’Ovvietà del Buon Senso Comune
Cosa vedo con chiarezza
Il fatto che i dati personali vengano analizzati da sistemi di big data e che le informazioni possano essere usate per fare previsioni su chi è straniero o dove vive. Il fatto che queste informazioni possano finire in mani di responsabili delle risorse umane o di altri decisori.
Cosa non capisco (ma vorrei capire)
Come vengono raccolti esattamente i dati, chi ha accesso a loro e quali sono le regole che ne regolano l’uso. Come si può verificare che le password esposte non siano più in uso.
Cosa spero, in silenzio
Che le persone possano avere un controllo reale sui propri dati e che le aziende rispettino la privacy. Che le leggi proteggano i cittadini da usi impropri delle informazioni.
Cosa mi insegna questa notizia
Che la tecnologia può offrire opportunità ma anche rischi se non è accompagnata da trasparenza e da norme chiare. Che la consapevolezza è il primo passo per proteggersi.
Cosa rimane da fare (secondo il buon senso)
Promuovere l’educazione digitale, verificare le politiche di privacy delle aziende e chiedere trasparenza sui dati raccolti. Segnalare eventuali violazioni e sostenere leggi più severe sulla protezione dei dati.
Cosa posso fare?
Controllare le impostazioni di privacy sui propri account, usare password complesse e uniche, informarsi sulle politiche di privacy delle piattaforme che si utilizzano e, se necessario, cambiare password o disattivare servizi che non si utilizzano più.
Domande Frequenti
- Quali dati vengono analizzati dai sistemi di big data? I sistemi possono analizzare informazioni come la nazionalità, la residenza, le abitudini di consumo e altri dati personali raccolti online.
- Chi può accedere a questi dati? In genere, le aziende che raccolgono i dati, i loro partner e, in alcuni casi, i responsabili delle risorse umane o altri decisori.
- Come posso proteggere le mie password? Utilizzare password uniche e complesse, attivare l’autenticazione a due fattori e cambiare regolarmente le password.
- Che cosa fare se i miei dati sono stati esposti? Segnalare l’incidente all’azienda responsabile, cambiare le password e monitorare eventuali attività sospette.
- Quali leggi proteggono i miei dati? In Europa, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) stabilisce norme rigorose sulla raccolta e l’uso dei dati personali.



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