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Pubblicato:
31 Ottobre 2025
Aggiornato:
31 Ottobre 2025
Consumo del suolo, in Veneto c’è una legge dal 2017 ma il cemento avanza: persi altri 730 ettari
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Consumo del suolo, in Veneto c’è una legge dal 2017 ma il cemento avanza: persi altri 730 ettari
Introduzione
Il consumo del suolo rappresenta un problema ambientale sempre più preoccupante, soprattutto in regioni come il Veneto, dove nonostante l’esistenza di leggi volte a proteggere il territorio, il cemento continua ad avanzare. Secondo un recente report dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), la situazione non sembra migliorare, nonostante gli interventi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).
La situazione in Veneto
Nel Veneto, una legge del 2017 aveva l’obiettivo di arginare il consumo del suolo, ma i risultati sembrano essere stati deludenti. Nel corso dell’ultimo anno, sono stati persi altri 730 ettari di terreno, un dato che desta preoccupazione per le conseguenze a lungo termine sulla biodiversità e sulla capacità del territorio di assorbire eventi meteorologici estremi.
Effetti del Pnrr
Il report dell’Ispra sottolinea come gli effetti del Pnrr siano stati finora timidi, soprattutto nel caso della logistica. Le norme esistenti non sembrano avere l’efficacia desiderata, e il consumo del suolo prosegue senza sosta. La perdita di terreni permeabili è particolarmente preoccupante, in quanto riduce la capacità del territorio di assorbire acqua e aumenta il rischio di alluvioni e frane.
Approfondimento
La questione del consumo del suolo è strettamente legata alla gestione del territorio e alla pianificazione urbanistica. La mancanza di una visione a lungo termine e la priorità data allo sviluppo economico a breve termine possono portare a scelte che compromettono la sostenibilità ambientale del territorio. È fondamentale adottare un approccio più olistico, che tenga conto delle esigenze ambientali, sociali ed economiche, per garantire un futuro più sostenibile.
Possibili Conseguenze
Le conseguenze del consumo del suolo possono essere gravi e a lungo termine. La perdita di biodiversità, l’aumento del rischio di disastri ambientali e la riduzione della capacità del territorio di assorbire acqua sono solo alcuni degli effetti negativi. Inoltre, il consumo del suolo può anche avere impatti sulla salute pubblica, a causa dell’aumento della esposizione a sostanze inquinanti e della riduzione della qualità dell’aria e dell’acqua.
Opinione
È opinione comune che la protezione del suolo e la gestione sostenibile del territorio siano fondamentali per il benessere delle future generazioni. È necessario che i governi e le istituzioni adottino politiche più efficaci per arginare il consumo del suolo e promuovere lo sviluppo sostenibile.
Analisi Critica dei Fatti
L’analisi dei dati e delle tendenze mostra che il consumo del suolo è un problema complesso, che richiede un approccio multidisciplinare. La collaborazione tra istituzioni, ricercatori e stakeholder è fondamentale per comprendere le cause del problema e sviluppare soluzioni efficaci.
Relazioni con altri fatti
Il consumo del suolo è strettamente legato ad altri problemi ambientali, come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l’inquinamento. È fondamentale considerare questi fattori nella pianificazione e nella gestione del territorio, per garantire un approccio olistico e sostenibile.
Contesto storico
Il consumo del suolo è un problema che affligge l’Italia e il mondo da decenni. La storia del consumo del suolo in Italia è caratterizzata da una serie di leggi e interventi volti a proteggere il territorio, ma i risultati sono stati spesso deludenti. È fondamentale considerare il contesto storico e le lezioni apprese per sviluppare politiche più efficaci per il futuro.
Fonti
Il report dell’Ispra e altri dati sono disponibili sul sito web dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. La fonte originale dell’articolo è Il Sole 24 Ore. Per ulteriori informazioni, si consiglia di visitare il sito web dell’Ispra o di contattare direttamente l’istituto.
Nota redazionale:
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