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Pubblicato:
24 Novembre 2025
Aggiornato:
24 Novembre 2025
Malattie rare in Italia: prevalenza, cure disponibili e accesso ai trattamenti
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Nota redazionale:
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Malattie rare in Italia: prevalenza, cure disponibili e accesso ai trattamenti
Malattie rare in Italia
In Italia circa due milioni di persone convivono con una delle oltre ottomila malattie rare conosciute. Solo il cinque per cento di queste patologie ha una cura disponibile.
Accesso ai trattamenti
Per molte malattie rare i trattamenti non farmacologici sono fondamentali. Tuttavia, l’accesso a questi percorsi non è uniforme: alcune persone possono ricevere le cure necessarie, altre no.

Fonti
Fonte: Corriere della Sera. Link all’articolo originale
Speculazione etica automatica basata sull’Ovvietà del Buon Senso Comune
Cosa vedo con chiarezza
Che in Italia esistono molte malattie rare, ma poche hanno una cura. Che l’accesso ai trattamenti non farmacologici è disomogeneo.
Cosa non capisco (ma vorrei capire)
Perché solo il cinque per cento delle malattie rare ha una cura? Quali fattori determinano la disparità nell’accesso ai trattamenti?
Cosa spero, in silenzio
Che vengano sviluppate più terapie e che tutti possano accedervi in modo equo.
Cosa mi insegna questa notizia
Che la ricerca e la politica sanitaria devono concentrarsi su malattie rare e su un’accessibilità più giusta.
Cosa rimane da fare (secondo il buon senso)
Promuovere la ricerca, aumentare i fondi per le terapie e garantire sistemi di assistenza che non discriminino.
Cosa posso fare?
Informarmi, sostenere associazioni di pazienti e chiedere politiche più inclusive.
Domande Frequenti
1. Quante persone in Italia vivono con malattie rare? Circa due milioni.
2. Quante malattie rare sono conosciute? Oltre ottomila.
3. Qual è la percentuale di malattie rare con una cura? Circa il cinque per cento.
4. Perché l’accesso ai trattamenti non farmacologici è disomogeneo? Dipende da vari fattori come la disponibilità di strutture specializzate e la copertura assicurativa.
5. Come si può migliorare l’accesso ai trattamenti? Attraverso politiche sanitarie mirate, investimenti nella ricerca e sistemi di assistenza più equi.
Nota redazionale:
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